domenica 1 febbraio 2009



La scusa migliore per coprire il fatto che una città vada all‘acqua dei granchi, è quella di affermare che non è colpa di chi la amministra ma della “crisi internazionale che è più grande di noi”! C’è una piccola verità in questo, ma c’è anche una grande menzogna. Quindici anni di questa amministrazione si prospettano all’orizzonte. Quindici anni nei quali l’amministratore intelligente, lungimirante , sagace, è in grado di progettare i futuri assetti socio - economici del paese in cui vive e nel quale ha deciso di investire le sue energie. L’amministratore capace, intelligente, sa benissimo che una scelta buona per la comunità porterà dei benefici anche a se stesso, perché egli è cittadino assieme ai cittadini. L’amministratore capace non solo crea le opportunità perché il contesto economico si sviluppi, grazie ad un consolidamento delle strutture produttive, ma crea anche i presupposti secondo i quali, l’accresciuto benessere degli altri, porti lavoro e vantaggi anche a se stesso. L’amministratore fa tutto questo se ha l’idea, l’idea di città che desidera per sé e per gli altri. L’idea si forma solo ed esclusivamente attraverso l’ascolto degli altri, le esperienze degli altri e la cultura, sì la cultura del territorio, l’amore della curiosità, il desiderio del cambiamento, la sensibilità per ciò che siamo, ciò vorremmo essere. Tutto questo crea le idee. Senza idee, un amministratore è solo un contabile degli eventi. Ma l’amministratore lavora bene se gli amministrati partecipano di queste idee. Se l’amministratore persegue l’interesse personale, il profitto a discapito degli altri, crea degli amministrati simili, crea dei microcosmi, dei micro comuni, nei quali ognuno è padrone di se stesso e pensa solo a ciò che lo riguarda. L’amministratore che legalizza la sua ingordigia è l’emblema di chi non sa fare altro, per un semplice motivo: non ha idee. Ortona è stata ed è amministrata da quindici anni in questo modo. Si stima che molti di coloro i quali ci amministrano, non conoscano che il 5% delle regole di funzionamento della macchina amministrativa. Si calcola che solo il 10 % di loro compili una scheda elettorale senza il timore che essa venga annullata durante lo scrutinio. Come possiamo delegare i nostri destini, i nostri futuri e quelli dei nostri figli ad individui mediocri che hanno spacciato una meno che mediocre ordinaria amministrazione per cambiamento radicale di una città. Come possiamo pensare che questi amministratori, totalmente incapaci di tenere saldo un tessuto produttivo che si va sgretolando giornalmente, possano garantirci giorni migliori, quando non sono stati all’altezza della situazione in momenti non sospetti. Abbiamo spacciato grandi serbatoi clientelari come il centro commerciale, per occasione di rinascita della città, quando è nella natura di queste imprese, creare emorragie di denaro locale in favore di multinazionali. Cosa abbiamo avuto in cambio? Un pessimo maquillage dell’Orientale. Solo grazie ad un onorevole, alla cui continua e strana (per gli ortonesi) presenza non si era abituati, il rudere del Castello Aragonese e la Pretura hanno avuto nuova vita. Ci si è calati le braghe davanti ad un costruttore ed a un non-cinema, ci si cala le braghe davanti ad un altro costruttore che tiene aperti cantieri in centro per il tempo che gli pare. Le manutenzioni comunali sono ai minimi storici, da tempo ricompaiono le pantegane, che non si vedevano dagli anni ‘70, la città sembra avere un patina su di sé che si nota, girando ed osservando le strade , i vicoli, le case, le aiuole. Ma la città siamo anche noi, corresponsabili di questo imbarbarimento, di questo non amore per il luogo in cui viviamo. La risposta è una sola: non siamo una comunità, non lo siamo mai stati. La battaglia di Ortona ha distrutto non solo gli edifici, ma anche il senso di appartenenza, di sentire corale. Siamo un Comune che non ha nulla in comune. E’ naturale quindi, essere amministrati da persone alle quali della comunità non frega assolutamente nulla. Nascono così i piani regolatori ad personam, dove gli amministratori si disegnano zone di sviluppo e poi si costituiscono società immobiliari per costruirci sopra. Negli Stati Uniti questi amministratori verrebbero arrestati in pigiama per insider trading. Ad Ortona, riescono addirittura ad essere riveriti in chiesa, solamente perché si sciacquano le mani nell’acqua santa. Ad Ortona, grandi elettori riescono a spillare energie comunali, inquinando torrenti. Ad Ortona individui dotati di Lauree in Medicina, riescono a discutere di urbanistica e laureati in Legge diventano improvvisamente esperti di musica classica, teatro, pittura, poesia e filologia romanza. Ad Ortona, individui che in altri paesi non vincerebbero neanche a briscola nel bar del dopolavoro, fanno i vicesindaci, discutono di alta politica decidono il mio ed il vostro futuro. Ad Ortona, dove si con chi ci pare, ma ci si sposa solo tra persone delle stesse famiglie di affari, si entra in società miste pubblico - privato, dove i cugini stanno in comune e gli zii stanno in ufficio a scambiarsi le cariche, i gettoni di presenza, i bonus. Ad Ortona, il Consiglio comunale è diventato meno importante di un aperitivo al bar o di un quarto di finale di coppa Italia. Ad Ortona, noi siamo i maggiori colpevoli, perché abbiamo preso con leggerezza il voto, usando un’ arma così importante per delegare le nostre vite ad una tribù di individui socialmente pericolosi. Ortona sta morendo nella decisione di non decidere. Non si decide sul centro oli, perché si è favorevoli ma anche contrari, aspettando che qualche “nome” da Roma dica che posizione prendere e soprattutto perché si ha paura di perdere voti. Negli ultimi quindici anni siamo sopravvissuti ad una amministrazione scellerata, perché ha prodotto il nulla assoluto, il sottovuoto perpetuo e ci ha fatto credere che fosse la migliore opzione. Con questa convinzione andremo a votare alle prossime comunali e siamo sicuri che il vuoto vincerà di nuovo, perché le idee fanno paura.

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