martedì 29 settembre 2009

Il fantasma ancor s'aggira


Tutta mia la città,
un deserto che conosco,
tutta mia la città,
questa notte un uomo piangerà...

Il fantasma di Mastro renato ancor s'aggira tra i vicoli in pena

"Ah potessi ancor schiaffeggiar
il poco solerte netturbino,
quando ero vivo spesso usai la mia nodosa mano
a modo di coppino.
Ora il cataplasma mio s'affanna come al nuoto
a rotear le aeree mani al vuoto,
delegai dei controllor più mosci de'cojoni,
presi per il culo in tutte le stagioni
aumentano consiglieri,
ma le strade son sporche oggi più di ieri
la colpa non fu mia ma anche
del popolo ortonese
che di buttar roba per terra
mai s'arrese.
Merde, carte, cicche e tozzi di panini
fiaccan la pazienza dei poveri spazzini
Ortona mia a puttane sta andando piano piano
Mi trasferisco tosto
però a Secondigliano

martedì 8 settembre 2009

Andare Affanculo

Muore il mare di settembre. Sotto la mota giallastra, maleodorante di fogne e scarichi dai ruscelli, si muovono i pescecani pronti a divorare la carcassa del Sindaco. Dolente si affaccia all'Orientale, per esalare l'ultimo respiro, mentre le nubi di cianuro si addensano sul suo capo mortale. Eccoli i Soloni della bella politica, portare le chiavi della città nuova, la mitica Sforzinda, il Falansterio, il Familisterio, il sogno di Olivetti. Tutti capaci, ora, di raddrizzare a colpi di monnezza, la città bianca senza i minareti. Ettolitri di merda liquida, si rovesciano sul lastrico di porfido. Tutti contro tutti, ognuno col tappo al culo onde evitare l'introduzio analis. Nel marasma di una estate Babele, senza perchè, senza percome, senza perquando, il sottovuoto spinto si spetaccia sulla facciata del Castello, come un set di Cinecittà. Spettacoli tarocchi, artisti e musicisti farlocchi, si beano di non doversi confrontare in tenzone col resto del mondo, sicuri che, nel loro condominio, sono certo i più bravi. Altrove, oltre le mura della città antica, un altro pianeta vive, muore, si ingegna, crea. Così, questo brodo sotto i miei piedi che taluni chiamano mare, è simile all'indistinta marmaglia che occupa, abusiva, il palco di questa farsa della città marina.