martedì 8 settembre 2009

Andare Affanculo

Muore il mare di settembre. Sotto la mota giallastra, maleodorante di fogne e scarichi dai ruscelli, si muovono i pescecani pronti a divorare la carcassa del Sindaco. Dolente si affaccia all'Orientale, per esalare l'ultimo respiro, mentre le nubi di cianuro si addensano sul suo capo mortale. Eccoli i Soloni della bella politica, portare le chiavi della città nuova, la mitica Sforzinda, il Falansterio, il Familisterio, il sogno di Olivetti. Tutti capaci, ora, di raddrizzare a colpi di monnezza, la città bianca senza i minareti. Ettolitri di merda liquida, si rovesciano sul lastrico di porfido. Tutti contro tutti, ognuno col tappo al culo onde evitare l'introduzio analis. Nel marasma di una estate Babele, senza perchè, senza percome, senza perquando, il sottovuoto spinto si spetaccia sulla facciata del Castello, come un set di Cinecittà. Spettacoli tarocchi, artisti e musicisti farlocchi, si beano di non doversi confrontare in tenzone col resto del mondo, sicuri che, nel loro condominio, sono certo i più bravi. Altrove, oltre le mura della città antica, un altro pianeta vive, muore, si ingegna, crea. Così, questo brodo sotto i miei piedi che taluni chiamano mare, è simile all'indistinta marmaglia che occupa, abusiva, il palco di questa farsa della città marina.

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