sabato 14 marzo 2009

Gli asparagi


Quando gli umidi delle piogge marzoline, inzuppano le macchie che volgono al mare, tra le rupi scoscese di tufo, il primo sole caldo dell'alba, innaffia con i suoi raggi le "sparuanne". Dai mucchietti di terra alla base dei puntuti cespugli, emergono le dolci estremità dei nuovi frutti della terra: gli asparagi selvatici. Silenziosi, curiosi, senza il timore delle spine, ci inoltriamo tra le fronde fresche e bagnate alla ricerca delle sorprese dei cespugli. La leggera brezza di mare muove le lunghe foglie del canneto fino alle onde sugli scogli. Senza volerlo, passano i minuti tra i rovi, mentre si allungano le ombre del pomeriggio. Vicino le siepi d'alloro, ci fermiamo ad osservare una ordinata fila di giovani cipressi, indisturbata, senza i cimiteri. Sullo slargo, un tempo poligono di tiro, gli speroni dell'Acquabella a celare la costa di San Vito. Portiamo un bel fascio di asparagi tra le mani. Non è il valore del frutto, ma l'esperienza della sua ricerca a spingere e rinnovare questi ozii. L'asparago selvatico è deciso nel sapore, amaro, sincero, senza indecisioni. Così su questo affaccio, anni addietro, truppe ordinate di soldati, si avvicinarono ad Ortona, per spargere il loro sangue sulle strade. Ora, alla mia destra, una lunga teoria di lapidi bianche, zittisce i rumori della strada vicina e mi protegge affinchè possa godere delle visioni all'orizzonte..

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