lunedì 20 aprile 2009

Alacre


Poffare me ne accorsi! Era tempo che la crepa crepava assai.
Nugoli di pargoli, frugoli, sotto la vetusta trave lì lì per il nefando crollo, kazzo...che terrazzo.
Si infiltra l'acqua meteorica, di pioggie al fregavento, senza il riscaldamento cadono i calcinacci...
dai, dai con quegli stracci oh bidella! Asciuga la cartella, del povero bambino...
Le mandrie di ingegneri, alacri più di ieri, quando firmavano progetti a scatola chiusa,
d'altra parte in tutto Abruzzo è pratica adusa, abusa, confusa, non refusa,
se la pecunia mi accrediti alla banca, la mano non si stanca
di timbrare le pratiche noiose...
Dottò!Andiamo a veder in cantiere il carpentiere che fa il suo mestiere?
Ma fammi piacere! Rimango qui a sedere, tanto tutto si regge a dovere, c'ho la laurea da ingegnere, ogni forza della natura è in mio potere.
Ora i sindaci dalle notti insonni, fanno controlli, le prove, cautelano le chiappe, rivestono sederi, affinchè le prove penetrometriche ai loro deretani non fatte siano...
Architetto, ha visto quel tetto? Pende , pende assai! Ma che sarà mai! E' una scelta voluta, come una facciata barocca fronzoluta. Dica c'è cemento nel pilastro?
Potrebbe accader un disastro!
Tanto non si vede, a fargli una pittura si fa la bella figura, ogni autunno,
gli diamo una leccata, facciamo ai genitori cosa grata.
Ma cosa accade un terremoto!!
Fammi grattar lo scroto, anche se mi pare vuoto!
Ed ora che facciamo?
Le aule son pesanti ed i bambini tanti...
Chiudiamo questa scuola, si faccia lezione sulla antistante aiuola,
tanto i figli miei studiano al collegio dalle suore, che là nessuno muore!
Se non fosse stato per la scossa, non avrei fatto una mossa.
I figli sono degli altri, se schiattano sotto un solaio, io di certo non passo un guaio.
Basta dare la colpa a qualche tecnico vetusto, di quelli di una volta,
un tecnico defunto, responsabile presunto.
Se invece nulla avrà a crollare,
io tirerò a campare.

martedì 14 aprile 2009

'de


Paese de' kazze!

Neanche un terremoto
a darci una
nuova speranza.

lunedì 6 aprile 2009

L'Aquila


Gianluca Di Renzo
L'Aquila
26 Agosto 1968

Era la mia città.

giovedì 2 aprile 2009

Quello che non è


Non è.
Non è mai stato nulla di quello che è successo. Sotto i colpi dell'indifferenza cittadina, si muovono i nostri amministratori, nel turbinio dei kazzi loro. E' un intrallazzare di affari, affarucci, accomodamenti, volemose bene, poi vediamo e tutta l'enciclopedia da "Le mani sulla città". I primi cittadini di solito, cercano di separare gli affari di casa propria con quelli della case altrui. Ad Ortona, il motto imperante è " E' un dovere degli Ortonesi appoggiare e sostenere il nostro successo". Questa marmaglia di mediocri, si vende come salvifica stirpe, sui banchi del pesce al mercato. Si negano evidenze, si deride sull'ufficialità di documenti pubblici, si rimandano decisioni vitali per il popolo. La cosa più grave è che il popolo è intossicato dal nostro nuovo duce morbido e dalle sue labbra aspetta parole d'amore e di pecunia per tutti. Le nuove mode sono queste: dagli al comunista, dagli al pessimista, dagli a chi ha una opinione deviante dalla massa ovina. Nella miseria di cellulari che squillano, simonaventurizzati da vacanze altrui ed amorazzi con veline che giammai avremo, per istinto di conservazione, non distinguiamo più la realtà e pensiamo che tutto sommato, la crisi della città, morale, economica, politica, si possa accomunare, come si fa con l'indifferenziato, alla crisi mondiale. Non è così. Ortona ha anticipato i tempi, Ortona rimarrà fuori dai tempi. Correte a guardare il mare. Ne avrete ancora per poco.